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Tutti gli avvocati del sindacato di azionisti Prelios, guidato da Conti

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Un gruppo di azionisti di Prelios Spa che detiene complessivamente una partecipazione del 23,206% del capitale sociale, ha comunicato di aver stipulato un patto di sindacato di blocco, di voto e di consultazione. Presidente del patto è stato nominato Fulvio Conti.

Tra gli azionisti sindacati figurano tra l’altro top manager di settore ed investitori: Fulvio Conti, Negentropy Ltd, asset manager inglese guidato da Ferruccio Ferrara, York Capital Management, DeB Holding, società dell’imprenditore Daniel Buaron, Edf dell’imprenditore Fulvio Riassetto, l’investitore svizzero Alexis De Dietrich Sulzer, Lunelli (Cantine Ferrari), Feidos SpA.

Il sindacato è stato assistito da Hi-Lex, con gli avvocati Fabio Cappelletti (nella foto), Leonardo Proni e Tommaso Caciolli, mentre Feidos è stata assistita dagli avvocati Roberto Cappelli, Andrea Aiello e Andrea Dardano di Gianni Origoni Grippo Cappelli. Ancora, DeB Holding è stata seguita dall’avvocata Sylvia Bartyan, Edf dal professor Michele Vietti e York Capital Management dall’in house Emma Berdini.

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Fondi Ue, non basta avere uno studio per puntare al tesoretto

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La legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208/2015, articolo 1, comma 821), ha aperto agli avvocati e in generale agli studi professionali l'accesso ai fondi europei. Le risorse a disposizione dell'Italia come fondi strutturali sono, per il periodo 2014-2020, circa 44 miliardi a cui deve aggiungersi il co-finanziamento di 20 miliardi da parte dello Stato. Per capire che si tratta di un’occasione da non perdere per i legali italiani non serve, quindi, uno scienziato. 

REDDITI IN CALO PER I LEGALI 
Lo stato di salute finanziaria delle toghe tricolori è tutt’altro che buono. Stando agli ultimi dati forniti da Cassa Forense, infatti, oggi in Italia ci sono 237.132 avvocati, vale a dire il 62% in più rispetto a 10 anni fa. L’età media della popolazione forense attiva si attesta a 44 anni. E il reddito medio dei professionisti langue. Negli ultimi 10 anni, infatti, a fronte della notevole crescita degli iscritti il reddito complessivo Irpef della categoria è aumentato solo del 40% arrivando a 8,043 miliardi di euro a cui corrisponde un reddito medio dichiarato di 37.505 euro (dati al 2014) in calo del 21% rispetto al 2010. 

NEL 2015, FUORI DAI GIOCHI 8.000 AVVOCATI 
L’impoverimento diffuso dell’avvocatura italiana (da anni si parla di proletarizzazione) ha avuto conseguenze a cascata sul settore che ha visto uscire dal mercato ben 8.000 professionisti solo nell’ultimo anno (si veda il numero 52 di MAG). Ecco perché l’opportunità di accedere a fondi che potranno essere impiegati nella propria attività, sostenendo investimenti per l’innovazione tecnologica delle strutture o per l’apertura di nuove sedi e l’organizzazione dello studio in forma associata, non può essere sprecata. 

DIALOGO AVVIATO TRA CASSA E REGIONI 
Cassa Forense ha avviato una campagna informativa a tappeto su tutto il territorio nazionale sul tema dei fondi europei. Inoltre, l’ente previdenziale della categoria ha da tempo creato la Commissione Cf lab Europa che si dedica proprio a capire come intercettare e investire le risorse Ue. Dall’attività di Cf lab è emerso che per accedere ai finanziamenti comunitari era necessario creare un dialogo con chi intercetta e assegna queste risorse: le Regioni. Con questo obiettivo, la Cassa ha creato una struttura ad hoc fatta di delegati incaricati di avviare un dialogo con gli assessori dei vari enti sul territorio. L’importanza di questo dialogo è tutt’altro che formale. Perché se da un lato è il corpo dell’avvocatura che deve comprendere cosa significhi l’essere stata finalmente equiparata sul piano economico alle imprese, dall’altro sono gli enti che amministrano queste risorse che devono accettare l’idea dell’allargamento degli aventi diritto anche agli studi professionali. Cosa tutt’altro che scontata. 

UNA EQUAZIONE NON SCONTATA 
Una prima indicazione su quali siano le caratteristiche che uno studio debba avere per poter essere equiparato a un’impresa sono arrivate da una recente sentenza del Consiglio di Stato.... 

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Cleary Gottlieb con Lavazza chiude il deal Carte Noire

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Il gruppo Lavazza ha annunciato l'acquisizione della francese Carte Noire per una cifra che dovrebbe essere compresa fra 700 e 750 milioni di euro. Come riferito da legalcommunity.itlo scorso luglio, la società torinese attiva nel mercato del caffè, è stata assistita nell'operazione da un team internazionale di Cleary Gottlieb. Nello specifico, per Cleary Gottlieb hanno agito Amélie Champsaur (nella foto), partner della sede di Parigi, assieme al counsel Emmanuel Ronco che segue le questioni di proprietà intellettuale e la socia Anne-Sophie Coustel che si occupa dei profili di diritto tributario.
Con loro anche i collaboratori Camille Dussaix, Sara Parmiggiani e Jerome Hartemann. I profili fiscali dell'operazione, invece, sono seguiti da Guido Petraroli, socio della sede milanese dello studio Fantozzi, con il senior associate Paolo Ruggiero e Stefano Bognandi, che hanno collaborato con i colleghi esteri di Taxand. 
I venditori, Koninklijke Douwe Egberts, sono stati affiancati da Clifford Chance.
Grazie anche a questa operazione, Lavazza punta a 1,7 miliardi di fatturato nel 2016.

Di Tanno e il valore della stabilità

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Di Tanno balla da solo. Almeno per il momento. E la crescita? La coltiva soprattutto dall’interno. Nelle scorse settimane, la boutique specializzata nella fiscalità d’impresa è tornata a fare soci (si veda il numero 53 di MAG). Domenico Ponticelliè stato nominato equity partner confermando l’intento di valorizzare le proprie risorse già dimostrato un anno fa con la nomina a socio di Paolo Serva. 
In più, Di Tanno ha anche investito in cinque nuovi professionisti, tra cui l’of counsel Andrea Tonon proveniente da Dla Piper, con il quale ha rafforzato la propria offerta in materia regolamentare e di assistenza ai fondi d’investimento divenuta una delle attività in maggiore espansione anche grazie al lavoro svolto in questi anni da soci come Fabio Brunelli, Marco Carbonara e Ottavia Alfano.

Professor Di Tanno, a che punto è il processo di sviluppo dello studio?
Siamo cauti. E la cautela la impone il Paese che non sta crescendo del 30% e nemmeno del 7%. Il Paese è stabile, dopo anni di contrazione del Pil, la crescita si è limitata di uno zero virgola, e quest’anno, se va bene, sarà dell’1%.

Il fattore Italia è un fattore critico: serve internazionalizzare?
Noi siamo palesemente un operatore nazionale. Anzitutto perché il diritto tributario è nazionale.

E i concorrenti che negli anni passati hanno aperto all’estero?
Anche i concorrenti che hanno aperto una presenza a Londra o Lugano o dove che sia, in realtà hanno dei punti d’appoggio all’estero. Servono a servire meglio ciò che avviene in Italia: sia nel senso di italiani che vogliono investire all’estero sia di stranieri che vogliono investire in Italia.

Quindi?
La normativa alla quale noi facciamo riferimento e le competenze professionali che spendiamo nell’esercizio della nostra attività, sono competenze che girano intorno al diritto tributario italiano. Nessuno di noi può avere la pretesa di fare diritto tributario inglese o svizzero o americano.

Chi ha uffici a Lugano, però, con la voluntary disclosure avrà lavorato tanto. Voi quanta ne avete fatta?
Noi ne abbiamo fatta poca, perché la “specialità della casa” non sono le persone fisiche bensì le imprese. Siamo uno studio di diritto tributario d’impresa. Ci siamo occupati di un numero ridotto di voluntary disclosure, anche se particolarmente complicate. Ci siamo occupati di imprese il cui titolare aveva attività all’estero, attività coerenti con il suo core business.

Che impatto hanno avuto sui vostri conti?
Non è stato un impatto particolarmente significativo. Direi del 10% circa. Ma posso anche dire che non abbiamo costituito una task force ad hoc. Non abbiamo dovuto sconvolgere lo studio per correre dietro alla voluntary disclosure.

Perché? Non era un’occasione da sfruttare?
Siamo uno studio che fa della stabilità il proprio valore principale. Ci occupiamo di investitori importanti, siamo chiamati in ballo per problematiche particolarmente sofisticate, non ci interessa fare di tutto per tutti. Queste sono le nostre scelte.

A proposito di stabilità, tutti gli scenari di fusioni e alleanze che si ipotizzavano due anni fa dopo le uscite di alcuni vostri soci, sono tramontati?
La verità è che le cose vanno bene anche così. Quando ci si fonde con altri e si mette in discussione la propria identità, il progetto deve essere caratterizzato da una forte coerenza e deve essere un progetto con ragionevoli probabilità di successo.

Le opportunità che le si sono presentate non l’hanno convinta?
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Unicredit sigla in house l'accordo collettivo sull'uscita di 470 manager

Bond Ferrari, ci pensa Sullivan & Cromwell. A&O con le banche

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Il collocamento delle obbligazioni Ferrari ha tagliato il traguardo in tempi da record. Assistita dallo studio Sullivan & Cromwell, la società del Cavallino rampante ha messo sul mercato titoli per 500 milioni di euro, raccoglinedo in poche ore ordini per 2,7 miliardi. I profili fiscali delloperazione sono stati seguiti dallo studio Maisto (già al fianco della società in occasione della quotazione in Borsa) con il socio Riccardo Michelutti. Mentre il consorzio di banche collocatrici è stato assistito da Allen&Overy. (Su financecommunity.it tutti i dettagli sull'emissione)

In particolare Allen & Overy ha assistito gli istituti finanziari Banca IMI S.p.A., BNP Paribas, Citigroup Global Markets Limited, Crédit Agricole Corporate and Investment Bank, J.P. Morgan Securities plc, Mediobanca - Banca di Credito Finanziario S.p.A., Merrill Lynch International, Société Générale, UBS Limited e UniCredit Bank AG, con un team coordinato dal partner Craig Byrne (in foto), coadiuvato dalla senior associate Patrizia Pasqualini, dall’associate Sarah Capella e dalla trainee Sophia Bathgate. Gli aspetti fiscali sono stati curati dal partner Francesco Bonichi, coadiuvato dal senior associate Michele Milanese. Un team della sede di Amsterdam ha inoltre curato gli aspetti di diritto olandese, mentre il team corporate trustee di Londra ha assistito il trustee Citigroup nell’operazione.

Hogan Lovells con Invesco nell'acquisizione di un centro a Milano

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Hogan Lovells con il team guidato dal socio Marco Rota Candiani (nella foto), coadiuvato dalla counsel Maria Deledda e dal senior associate Alberto Carrara, ha assistito Invesco nell'acquisizione di un immobile ad uso direzionale a Milano. L'immobile ospita la sede di una società leader nell'Information Technology.
Il venditore è stato assistito dallo studio legale Belvedere con il socio Antonio Belvedere, coadiuvato dal senior associate Jacopo Brambilla Sica.

Brexit fa rima con business

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“Darling you got to let me know / Should I stay or should I go?” Non solo i Clash nel 1982, anche i quasi 65 milioni di abitanti del Regno Unito, oggi, nel 2016, se lo stanno chiedendo. Solo che la “darling” in questione non è una donna come nel brano contenuto nell'album Combat Rock, ma è l'Unione europea. 
Il 23 giugno, infatti, il popolo britannico è chiamato a decidere se restare o meno in Europa nel referendum indetto dal premier David Cameron. L'eventualità di una “Brexit”, ossia l'uscita del Paese dall'Ue, era fino a poco tempo fa una possibilità piuttosto remota, una provocazione proveniente da partiti populisti ed estremisti come l'Ukip di Nigel Farage più che una prospettiva concreta o realistica. In particolare, la tensione tra Ue e Uk sembrava essersi allentata dopo l'accordo raggiunto tra Cameron e i vertici europei a Bruxelles lo scorso 19 febbraio, che di fatto rafforza lo status speciale del Paese all'interno dell'unione (si veda il box). Tuttavia, la sortita del popolare sindaco di Londra Boris Johnson, schieratosi a favore dell'uscita del Regno Unito dall'Ue, ha rimescolato le carte in tavola. E ora il dibattito si arricchisce di sempre nuove voci a favore di uno schieramento o dell’altro. Nessuno, a oggi, sa dire esattamente quale potrà essere l'esito del referendum e quali saranno le conseguenze politiche ma soprattutto economiche e commerciali, per tutte le aziende, gli studi legali e le banche che lavorano nella principale piazza economica del Vecchio Continente. In termini relazione pratica tra Europa e Regno Unito, tutto ciò che ora lega le due realtà verrebbe meno. Quindi, non solo, come suggerisce Francesco Sciaudone, partner di Grimaldi, «i duemila lavoratori inglesi nelle istituzioni europee rischierebbero di perdere il posto», ma il Paese perderebbe tutti i fondi europei che ora finanziano ad esempio progetti di ricerca e costruzioni. Dall'altra parte, però, la regione andrebbe a risparmiare sui miliardi di sterline che ogni anno versa nelle casse della Ue e che, nel 2013, hanno toccato 8,64 miliardi di euro, pari allo 0,5% del Pil britannico. Una mancanza che verrebbe colmata dagli altri Paesi dell'Unione, i quali vedrebbero aumentare la propria quota da versare nelle casse europee (circa 1,4 miliardi in più per l’Italia).

Tutto sbagliato, tutto da rifare
Quello che è certo è che il prezzo che il Regno Unito dovrà pagare per l'eventuale indipendenza dall'Ue sarà caro, principalmente in termini di maggiore instabilità. La conseguenza pratica più immediata ed evidente sarà, come evidenzia Massimiliano Danusso, partner di BonelliErede, «una crescita immediata della quantità di lavoro degli studi», soprattutto perché «tutti i rapporti contrattuali esistenti dovrebbero essere cambiati, basti pensare a tutte le banche inglesi presenti in Italia in regime di libera prestazione dei servizi, con prospetti armonizzati secondo le norme comunitarie che, dal momento in cui il Regno Unito dovesse uscire dall'Ue, non sarebbero più valide». Un primo tema riguarderebbe «il regime di libera circolazione delle merci e dei servizi», aggiunge l'avvocato, «che necessiterebbe di una enorme modifica, ad esempio prevedendo l'introduzione dei dazi doganali con conseguenze enormi per lo scambio, in termini di volumi e di valori, dei beni e dei servizi». Un blocco che vale molto (solo l'Italia scambia 30 miliardi di euro nel 2015, in termini di il valore delle esportazioni di beni e servizi) e che secondo Citibank, potrebbe far perdere al Paese l’1,5% di Pil all’anno tra il 2016 e il 2018.
Per Massimiliano Nitti, socio di Chiomenti, «l’ipotesi di un’uscita dall’Ue potrà dunque implicare, a tendere, un minor flusso di scambi commerciali con l’Italia», tuttavia «i sostenitori del Brexit profetizzano che il Regno Unito supplirà a tale minore flusso di interscambio con i paesi dell’Unione rafforzando le relazioni commerciali con altri Paesi extraeuropei». È possibile quindi «che il Regno Unito approfitterà della maggiore flessibilità, derivante dall'uscita dall’Unione, per cogliere rapidamente tutte le opportunità offerte dai mercati extra-europei», aggiunge. Secondo Jeroen Jansen, partner di Dla Piper, il Regno Unito potrebbe invece «adottare vari modelli tuttora in essere, come l'accesso per il Regno Unito allo Spazio economico europeo e all'Associazione europea di libero scambio - come per la Norvegia, l'Islanda e il Liechtenstein. Oppure la stipula di trattati bilaterali, come ad esempio quelli con la Svizzera, o di altri accordi di libero scambio che l'Ue ha siglato con paesi terzi». Nel caso in cui il Regno Unito dovesse uscire dall'Ue e non vi fosse alcun accordo transitorio, aggiunge, «il Paese cesserebbe di avere accesso al mercato interno dell'Ue, ma questo è uno scenario piuttosto netto e poco realistico, dal momento che anche i produttori di beni e servizi con sede in Ue cesserebbero di avere accesso automatico al mercato del Regno Unito», provocando un blocco che, di fatto, non gioverebbe a nessuno.

Una City in difficoltà
Un'attenzione particolare è però rivolta al mondo finanziario, che è il settore fra i più importanti dell'economia britannica. La City sembra per ora divisa tra chi....

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Gitti Raynaud affianca Airpack in una nuova acquisizione

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Assistita dallo studio legale Gitti Raynaud (Grplex), Airpack Spa, società attiva nel settore dell’imballaggio protettivo, ha perfezionato l’acquisizione della tedesca Tap Telion Air Pac GmbH dal Gruppo Canadese Spg Group. Tap Telion (con impianti produttivi in Germania e Polonia) è uno dei più importanti operatori tedeschi nel settore dell’imballaggio protettivo.

Questa nuova operazione fa seguito all’acquisizione da parte di Airpack del Gruppo Pregis (operante nei maggiori mercati europei, tra cui Inghilterra, Germania, Polonia, Olanda, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania) avvenuta nel 2014, in cui Airpack è stata sempre assistita da Grplex.
Con questa nuova acquisizione Airpack punta a costituire una leadership europea nel settore di competenza in grado di fornire ai propri clienti un set completo di soluzioni tecnologicamente innovative. Il processo di aggregazione guidato da Airpack, peraltro, prevede ulteriori espansioni in altri mercati di riferimento. Il team di Grplex è stato guidato dal socio Vincenzo Giannantonio (in foto) insieme a Gloria Manunza per gli aspetti m&a, Giacomo Pansolli e Andrea Imberti sul fronte banking, Elisa Mapelli sul fronte labour & incentive, Cristina Cavedon sul fronte Ip e Francesca Grana sul fronte real estate. Spg è stata assistita dalla banca d’affari canadese MNP (con un team guidato dal socio Raoul Heredia) dallo studio legale Tedesco GÖHMANN Lawyers (con un team guidato dal socio Stephan Boese) e dallo studio legale Polacco Olesinski (con un team guidato dal socio Tomasz Gałka).

Allen & Overy, Shearman & Sterling e BonelliErede in pista per l'ipo di Enav

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L'Assemblea degli Azionisti di Enav, presieduta da Ferdinando Franco Falco Beccalli, ha approvato il progetto di ammissione a quotazione e ha deliberato di presentare a Borsa Italiana la domanda di ammissione a quotazione delle azioni ordinarie della Società sul Mercato Telematico Azionario.
La società, secondo quanto risulta a legalcommunity.it, è assistita da Allen & Overy con un team guidato da Paolo Ghiglione. Il ministero delle Finanze, azionista della società che gestisce e controlla il traffico aereo civile in Italia, è affiancato da Shearman & Sterling con un team guidato dal socio Domenico Fanuele.
Mentre per le banche, è al lavoro BonelliErede.
L'operazione avverrà attraverso l'offerta di vendita di azioni della società rappresentanti al massimo il 49% del capitale sociale. L'assemblea ha anche approvato con efficacia immediata il testo del nuovo statuto sociale, che consente di portare il numero dei componenti il cda da un minimo di cinque ad un massimo di nove, «al fine di consentire di arricchire il Consiglio di Amministrazione con competenze ulteriori e funzionali al processo di privatizzazione e garantire una adeguata composizione dei comitati costituiti o che verranno costituiti».

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BonelliErede nel private placement da 20 mln di Epta Spa

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BonelliErede ha assistito Epta Spa, gruppo multinazionale specializzato nella refrigerazione commerciale, nell’emissione e nel collocamento di titoli obbligazionari per un valore pari a 20 milioni di euro presso Pricoa Capital Group, uno dei principali player del mercato dei private placement, nell’ambito di un contratto shelf che prevede la possibilità di collocare ulteriori emissioni obbligazionarie fino ad un ammontare complessivo pari a 120 milioni di dollari (o euro equivalenti).
I titoli sono stati emessi in un’unica tranche e hanno una durata di 7 anni, con tasso fisso pari al 2,30%. Questa operazione consente a EPTA, società che si è distinta negli anni per la sua capacità di espandere la propria presenza internazionale, di diversificare le fonti di finanziamento, in un più ampio percorso di potenziamento del proprio business.
BonelliErede ha assistito l’emittente con un team guidato dal socio Emanuela Da Rin (nella foto) e composto dal managing associate Antonio La Porta e dall’associate Giovanni Battaglia. Il socio Elena Busson ha curato i profili corporate dell’operazione. Morgan, Lewis & Bockius ha assistito l’investitore.

In G.U. il modello uniforme delle s.r.l. innovative

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E' in Gazzetta Ufficiale dal giorno 8 marzo 2016 il decreto Mise del 17 febbraio 2016, che introduce il nuovo modello uniforme di atto costitutivo e statuto. La costituzione per le s.r.l. sarà così consentita, in totale conformità rispetto al modello, mediante la sola sottoscrizione digitale da parte di tutti i soci, senza alcuna autentica.  
 
Il decreto consente, tuttavia, che le firme digitali siano autenticate dal notaio o dal conservatore del registro delle imprese, per ridurre le tempistiche di iscrizione nella sezione speciale. 
 
Il modello è complesso e articolato, con varie alternative possibili. Ad esempio in materia di circolazione sono contemplate la libera trasferibilità, l'intrasferibilità, la prelazione e il gradimento. Ogni scelta deve essere valutata con attenzione, e in questo senso appare difficile immaginare che la compilazione possa essere svolta (per i non addetti) senza la guida di un professionista o di un esperto.  
 
Il decreto rimette all'ufficio del registro la verifica della correttezza della procedura. Ad esso è demandata anche la verifica degli adempimenti imposti dalla normativa antiriciclaggio. Il cui espletamento, ivi inclusa la segnalazione di operazioni sospette, è affidato ai medesimi soggetti controllati. Inverosimilmente.
 

Milano Notai

via Manzoni, 14 - Milano

www.milanonotai.it

studio@milanonotai.it

Norton Rose Fulbright con Enertronica per l’acquisto di Sertum Energy

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 Norton Rose Fulbright Studio Legale ha assistito Enertronica, società quotata alla Borsa di Milano e operante nel settore dell’energia in Italia ed all’estero, nell’acquisto del 70% del capitale sociale di Sertum Energy Namibia (Proprietary) Limited, società di progetto namibiana a cui fanno capo i diritti per la costruzione, connessione e gestione di un impianto fotovoltaico di circa 6 MWp sul sito di Trekkopje, Regione degli Erongo, Namibia.

Lo studio ha seguito l’operazione con l’avv. Luigi Costa (nella foto), senior associate dei dipartimenti di banking & finance e di energy dello Studio.

La project company, che sta sviluppando il progetto e che ha sottoscritto con NamPower (utility energetica nazionale) un contratto venticinquennale per la vendita dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico, è detenuta per il restante 30% da un socio locale appartenente a categorie precedentemente discriminate in Namibia.

I lavori di costruzione e connessione del parco fotovoltaico, che sarà il primo impianto di tal specie costruito in Namibia e rientrante nel REFIT Programme lanciato congiuntamente da NamPower e dall’Electricity Control Board della Namibia, saranno realizzati interamente nel 2016. Tale investimento si inserisce nel piano pluriennale di sviluppo e consolidamento industriale di Enertronica nel territorio dell’Africa subsahariana, dove la società è attiva già dal 2012.

Loconte affida il fiscale a Giancola

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Nuovo ingresso in Loconte & Partners. Si tratta di Luca Giancola, 40 anni, che va a ricoprire la carica di partner e responsabile del dipartimento fiscale dello studio che si occupa, in modo particolare, di pianificazione fiscale, consulenza tributaria in ambito nazionale ed internazionale e contenzioso tributario e conta 20 professionisti.

«La sua solida esperienza in materia di pianificazione fiscale, contenzioso tributario e diritto delle accise – commenta l’avvocato e professore Stefano Loconte– consoliderà ulteriormente il posizionamento del nostro studio nell’area fiscale con un focus più incisivo sul settore delle accise sull’energia».

Prima di approdare in Loconte&Partners, Giancola ha svolto gli ultimi anni di attività professionale presso primari studi come BonelliErede e Carnelutti.

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Legance a Gop in un finanziamento da 223 milioni ad Agorà

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Legance e Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners (Gop) hanno seguito, rispettivamente, il pool di banche (composto da Unicredit e Veneto Banca) e Finint, per la concessione di un contratto di finanziamento bancario per complessivi 223 milioni di euro e durata fino al 30 giugno 2021 in favore di Agorà Investimenti (Gruppo Finanziaria Internazionale).

Le banche sono state assistite da Legance con un team coordinato dal senior counsel Andrea Russo (nella foto) coadiuvato dal counsel Andrea Botti, dalla managing associate Maria Macri e dal managing associate Giorgio Vaselli per gli aspetti fiscali. Nel contesto dell’operazione, Gop ha agito per Finint. Un team composto dai partner Paolo Gnignati, Ettore Scimemi, Andrea Aiello e l’associate Chiara Butturini, ha assistito Finanziaria Internazionale Holding Spa e Agorà Investimenti (piattaforma di investimento di FIH e Morgan Stanley) per tutti gli aspetti di Public M&A; il partner Matteo Bragantini, coadiuvato dall’associate Giuliana Santamaria, ha assistito Agorà Investimenti nei profili banking.

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BC& nella vendita di Editrice Giochi al Gruppo Spinmaster

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BC& - Studio di Consulenza Societaria Tributaria e Legale ha assistito GIDIFI S.r.l., socio unico di Editrice Giochi S.r.l. - titolare, tra l’altro, dei marchi RisiKo! e Scarabeo, e già precedentemente licenziataria del diritto di sfruttamento economico del famoso gioco in scatola Monopoli - nell’operazione di cessione del 100% del capitale sociale della suddetta Editrice Giochi S.r.l. in favore di Spin Master Europe Holding S.à r.l., società facente parte dell’omonimo gruppo imprenditoriale quotato alla borsa di Toronto. In particolare, BC& ha curato - per conto del Vendor - tutti gli aspetti legali, fiscali e societari dell’operazione, nelle persone dei partner Glauco Posa e Elena Zavanella, coadiuvati dai senior associate Antonella Barzanò e Daniele Crosti.

Sangalli Vetro passa al concordato in continuità indiretta

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La società Sangalli Vetro Porto Nogaro, dopo essere stata ammessa in data 14 gennaio a un concordato in continuità diretta (qui l'articolo), ha mutato il proprio piano concordatario volgendolo in continuità indiretta. In entrambi i casi, la società è stata assistita da Campeis, con un team guidato dal socio fondatore Giuseppe Campeis, e dallo studio Campoccia con Massimo Zappalà. Il nuovo piano prevede la cessione a terzi dell’azienda sulla base di un'offerta irrevocabile già acquisita da parte di un player industriale internazionale che diverrà cessionario definitivo solo qualora risultasse vincitore del processo competitivo da parte del Tribunale di Udine. Inoltre è prevista la prosecuzione dell’attività d’impresa da parte della debitrice unicamente fino alla cessione dell'azienda (prevista a fine giugno 2016), e successiva sua messa in liquidazione. Il nuovo piano è stato ammesso dal concordato di Udine in data 10 marzo 2016.

Così si misura il valore prodotto dai legali in house

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Quale valore è in grado di produrre un dipartimento legale in house? Quanto riesce a contribuire in maniera attiva al business? Esiste un modo per calcolarlo o stimarlo? 
Giustificare la propria presenza in azienda e l’utilità della propria funzione è un problema che riguarda tanti giuristi d’impresa. Che spesso non sanno dare una risposta chiara a queste domande. Non la sanno dare a se stessi e al loro “cliente interno”. E di conseguenza finiscono con l’essere percepiti cime un puro centro di costo dall’azienda, quando invece potrebbero essere visti come una fonte di valore. La redazione di inhousecommunity.it ha provato a indagare questo tema per MAG. E da quanto emerso, uno degli strumenti più utilizzati da chi si cimenta nell’esercizio della misurazione del proprio contributo alla creazione di valore aziendale è quello dei key performance indicator (Kpi). Si tratta di uno strumento il cui utilizzo è diventato particolarmente diffuso negli ultimi anni, in concomitanza con la crisi economica. Le numerose riorganizzazioni aziendali hanno, infatti, messo i dipartimenti legali di fronte alla necessità di giustificare ma soprattutto di spiegare il proprio lavoro a chi, all'interno delle società, decide i loro budget e soprattutto i loro stipendi. Il tema è ancora poco conosciuto (e non solo nel nostro Paese spesso arretrato sulle novità che riguardano il mondo in house), come dimostrano lo scarso numero di studi sull'argomento (non a caso prevalentemente americani) e gli sguardi dubbiosi di molti giuristi d'impresa a cui abbiamo rivolto domande sul tema. 
Se infatti quasi tutti gli uffici legali interni fanno quotidianamente i conti con il contenimento dei costi e i tagli al budget, sono ancora pochi quelli che sono corsi ai ripari cercando di dimostrare la propria utilità. 
Secondo chi questo metodo già l'ha sperimentato, utilizzare i Kpi è l'unico modo per dare davvero valore alla funzione legale ed emanciparla dai pregiudizi che la relegano a mero centro di costo. Quell'idea secondo la quale l'ufficio legale interno fa sì risparmiare rispetto ai legali esterni (ma anche qui sono molti i dubbiosi), ma continua a essere considerato una funzione abbastanza isolata rispetto alla vita – e soprattutto al business – dell'azienda.

LA MISURAZIONE
Ma come si misura il valore di ufficio legale? Una risposta unica per il momento non c'è. Quella dei Kpi non è una scienza esatta. «Negli Stati Uniti prevale una misurazione quantitativa. Si valuta cioè quanto il dipartimento legale è stato in grado di far risparmiare all'azienda rispetto all'ingaggio di consulenti esterni», spiega Simone Davini, head of legal & corporate affairs di Crédit Agricole Corporate & Investment Bank che negli ultimi anni ha studiato molto il tema. «In Europa – continua - prevale invece un approccio più qualitativo che prevede che il team in house venga valutato sulla base di parametri decisi internamente e che puntano a mappare ogni segmento delle attività svolte dalla funzione legale che portano valore all'azienda». 
Tra queste ci sono, ad esempio, il numero di contratti firmati e quelli in negoziazione, la quantità di corsi di formazione organizzati dalla funzione legale per gli altri dipendenti dell'azienda e ancora il numero di pratiche aperte e chiuse nel corso dell'anno. «L'importante è che si tratti di concetti concreti, dimostrabili e soprattutto misurabili. Ma la scelta dei parametri da mappare spesso varia in base alla finalità perseguita da chi li utilizza: se il team in house per dimostrare il valore del proprio lavoro o la proprietà per individuare eventuali inefficienze», precisa il giurista d'impresa.

IL CASO ENI
Tra le poche realtà italiane che hanno un sistema di Kpi per valutare il lavoro della funzione legale c'è la multinazionale dell'energia Eni. 
La società di San Donato Milanese ha esteso da alcuni anni anche alle posizioni manageriali della funzione legale il modello di misurazione delle performance attraverso l’assegnazione/consuntivazione di obiettivi annuali. «La consuntivazione di tali obiettivi incide sulla parte variabile della retribuzione del singolo manager e influenza, soprattutto in realtà complesse e articolate come la nostra, il percorso di crescita professionale del legale interno», spiega Luca Franceschini, direttore compliance legale e regolatorio. Le tipologie di obiettivi che vengono assegnati ai legali Eni coprono sostanzialmente tre macro-aree di valutazione: una riguarda le iniziative di business, una la parte gestionale e una trasversale valida per tutta l’azienda. «L'obiettivo di business – rivela il giurista d'impresa – valuta il contributo individuale fornito dal manager legale al raggiungimento di obiettivi di business specificamente individuati a inizio anno. La valutazione a consuntivo tiene contro di quanti ne sono stati portati a termine e in quali tempi. Tra tutti, questo è l'obiettivo che di norma pesa di più (almeno il 40%) nella valutazione». L’obiettivo gestionale misura la capacità del manager legale di contribuire al contenimento dei costi esterni e interni della struttura legale. «Tra i costi esterni ci sono, ad esempio, quelli per i consulenti legali, mentre l’obiettivo sui costi interni si focalizza sul rispetto di alcuni indicatori gestionali preventivamente definiti con la funzione hr», continua Franceschini. Vi è poi solitamente un obiettivo trasversale, uguale per tutti i manager dell’azienda, che riguarda di norma aspetti di sostenibilità e di corporate social responsability. «Un ulteriore Kpi utilizzabile – ricorda il legale – è la rilevazione della cosiddetta client satisfaction, attraverso la quale la valutazione delle performance del manager legale è in parte effettuata dal “cliente interno”, cioè dai responsabili delle linee di business aziendali che ricevono il servizio legale. Questo parametro va tuttavia opportunamente ponderato per non compromettere l'indipendenza di giudizio del legale interno al quale - soprattutto se impegnato su attività compliance e di controllo interno - compete talvolta il difficile compito di “dire no” ai colleghi del business». Ma al di là di qualche aggiustamento di metodo, Franceschini assicura: «Questo sistema funziona e ciò che fa la differenza non è tanto l'essere valutati, quanto il legare il lavoro dell'ufficio legale agli obiettivi di business. In questo modo aumenta la credibilità del team in house che – anche agli occhi degli altri dipartimenti – viene davvero percepito come parte dell'azienda e non un mero consulente avulso dalla realtà operativa».

NELLE BANCHE: 5 OBIETTIVI
Tra le industry che più di altre hanno riflettuto sul valore e sull'importanza delle Kpi ci sono quella bancaria e quella assicurativa. 
Quasi tutti gli istituti di credito – stranieri e italiani – sono dotati, già da alcuni anni, di sistemi per...

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Cvc con Gattai conquista Doc Generici

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Assistito da un team dello studio legale Gattai Minoli Agostinelli, il private equity Cvc ha avuto la meglio sui competitor (guarda qui di chi si tratta) nella conquista di Doc Gnerici. A vendere, un altro private equity, Charterhouse che ha gestito l'operazione con la consulenza legale di Chiomenti.

Per lo studio Gattai Minoli Agostinelli, secondo quanto risulta a legalcommunity.it, ha agito un team formato da Bruno Gattai (nella foto), Gerardo Gabrielli e l'associate Lorenzo Fabbrini, oltre a Lorenzo Cairo e Licia Garotti.

Il valore del deal non è stato ufficializzato. Ma nell'ambiente si parla di una cifra superiore a 650 milioni di euro.

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Orrick vince al Tar Abruzzo per il Cme

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Francesca Isgrò, of counsel nel dipartimento finance di Orrick, insieme alla professoressa Luisa Torchia, ordinario dell’Università degli studi Roma Tre, ha assistito con successo il Consorzio Imprenditori Edili Soc.Coop – CME innanzi al Tar Abruzzo, Pescara ottenendo il rigetto dell’istanza cautelare presentata da altro operatore economico avverso il provvedimento di aggiudicazione definitiva della gara avente ad oggetto i lavori di ristrutturazione e messa a norma del Presidio Ospedaliero di Pescara in favore del CME.

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