Quantcast
Channel: Legalcommunity
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4201

Oltre 20mila aziende italiane sulla rotta balcanica

$
0
0

Le rotte dell’internazionalizzazione per gli studi legali seguono tracciati spesso già battuti da molti competitor internazionali. Ma se si decide di cambiare prospettiva e magari provare a considerare l’opportunità di seguire le aziende e la traiettoria dei loro percorsi di crescita oltreconfine, allora, ci si rende conto che prima del Far East o della Penisola Arabica, per non dire prima degli Usa o di Londra, esiste un’area di grande importanza strategica e con un potenziale di sviluppo decisamente interessante: i Balcani. Tra gli studi che hanno deciso di investire in questo spazio geografico, oltre poche eccezioni italiane (Tonucci & Partners e Sutti) c’è lo studio di matrice austriaca Schoenerr che con il suo italian desk, guidato dall’italianissimo Daniele Iacona (nella foto), presidia quest’area dove operano quasi 20mila aziende italiane. 
MAG ha incontrato l’avvocato Iacona che, in questa intervista, spiega la view strategica dello studio e spiega: «Il centro-est Europa deve essere considerato un mercato unico».

Avvocato Iacona, per lo studio Schoenherr qual è l’andamento degli investimenti italiani nel Centro Est Europa?
L'andamento è sempre stato crescente da dieci anni a questa parte (ovvero da quando sono arrivato nel centro-est Europa). Quello che è cambiato sono stati i Paesi di maggiore attrazione e i settori di destinazione degli investimenti italiani.

Ovvero?
Nel 2008 gli investimenti italiani erano in mano prettamente alle società multinazionali presenti in Paesi come la Polonia o la Romania. Oggi, invece, sono molto più intraprendenti le società medio-piccole in Paesi come la Slovenia, la Repubblica Ceca e la Serbia. Se nel 2008/2010 gli investimenti si sono concentrati nel settore delle energie rinnovabili, oggi gli italiani sviluppano società attive nel segmento delle nuove tecnologie e dell'agroalimentare.  

Quali sono le maggiori opportunità che questi mercati offrono?
Di opportunità ve ne sono diverse ma spesso si richiedono investimenti iniziali importanti. Il settore IT, per esempio, sta attirando centinaia di aziende italiane tanto in Bulgaria quanto in Romania e le ragioni sono diverse, come i salari medio-bassi, la capacità dei cittadini bulgari e romeni di parlare più lingue straniere nonché la bassa pressione fiscale.

Per quanto riguarda voi, quali sono state le operazioni più rilevanti che avete seguito di recente?
Come studio abbiamo seguito numerose transazioni M&A (come America Movil nell'acquisito di Telecom Austria, il Governo sloveno i diverse privatizzazioni, l'entrata di un colosso energetico in Turchia) e bancarie (oltre 10 transazioni multimilionarie nel settore dei crediti deteriorati e numerose altre ristrutturazioni o finanziamenti con un valore nominale superiore al miliardo di euro). Come Italian desk abbiamo seguito l'exit di due gruppi attivi nel settore siderurgico, l'acquisito di un importante operatore IT, la vendite di alcune partecipazioni controllate da un Fondo d'investimento italiano nonché la ristrutturazioni di alcuni progetti energetici.  

Il vostro studio ha creato il desk Italia nel 2008 in Romania e poi ne ha esteso l’attività ad altri Paesi: quali?
Nel 2008 mi è stato richiesto di avviare il primo italian desk dello studio a Bucarest. Nel 2009 sono stato in secondment a Sofia e lì ho avviato il secondo italian desk (sviluppo contatti, creazione e gestione iniziale del portafoglio clienti, selezione del personale responsabile in loco). Nel 2010 ho fatto lo stesso a Praga, in Repubblica Ceca. Nel 2011 a Belgrado, in Serbia e a Chisinau, in Moldova. Nel 2012 è stata la vota di Istanbul, in Turchia.

Una lunga marcia…
In parallelo, nella nostra sede centrale (Vienna, Austria) e a Lubiana, in Slovenia, ho coordinato "a distanza" la nascita degli ultimi due italian desk. Ad oggi lo studio può contare su otto desks italiani, dieci avvocati dedicati, ed un numero di clienti italiani in continua crescita.  

In Italia si parla molto di internazionalizzare l’attività degli studi legali: perché nessuno o quasi guarda all’Est Europa?
Una bella domanda. Il centro-est Europa deve essere considerato un mercato unico, per comprendere appieno il suo potenziale. Analizzando nel complesso l'aerea in questione, infatti, si può apprezzare che tale area è tra le prime destinazioni dell'export italiano (siamo i primi esportatori in Albania, Croazia, Romania e Serbia), è un mercato di oltre 300 milioni di consumatori, vanta circa 20.000 aziende italiane attive, oltre 5 mila nuove società italiane costituite annualmente, oltre 50 miliardi di fondi strutturali ed un potenziale che molte aziende tedesche, francesi e olandesi hanno preso molto più seriamente degli italiani.  

Si tratta di mercati che presi singolarmente possono apparire piccoli?
Come detto, eccezion fatta per la Turchia (oltre 70 milioni di abitanti), la Polonia (oltre 40) e la Romania (oltre 20 milioni), gli altri paesi del centro-est Europa hanno una dimensione media di poco inferiore ai 10 milioni di abitanti. Allo stesso tempo, però, si tratta di Paesi che in momenti di crisi hanno avuto una crescita del Pil del 3-4%, vantano una popolazione molto giovane e riceveranno importanti sovvenzioni dalla UE per la loro integrazione. Visti nel loro insieme, questi Paesi così vicini all'Italia, potrebbero essere un ottimo mercato alternativo per gli studi legali italiani.

La vostra strategia, invece, qual è?
La nostra strategia è nata nel 1996 con l'apertura della prima sede fuori dall'Austria, ovvero in Romania. Da allora lo studio ha avviato da zero altri 13 sedi e 5 desk (dedicati a paesi di piccole dimensioni come il Montenegro, dove siamo tra i primi studi legali, la Macedonia o la Bosnia-Erzegovina). Non prevediamo alcuna apertura nei paesi occidentali, compresa l'Italia. Considerata la nostra attuale presenza in tutti i paesi dell'aerea del centro-est Europa, le prossime aperture potrebbero interessare paesi ad alto potenziale di altre aeree del globo.

Lei ha meno di 40 anni e coordina un gruppo di lavoro di quante persone?
Oggi ho 36 anni e collaboro con lo studio Schoenherr da otto. Dal primo giorno, mi sono state assegnate responsabilità con un piano a medio-lungo termine. Inoltre lo studio ha investito sulla mia persona, fornendomi la possibilità di apprendere ulteriori competenze anche extra-giuridiche (recentemente ho completato un MBA, Master in Business Administration). Mi ritengo una persona fortunata. Le persone che ad oggi coordino direttamente sono 10, disseminate nei vari paesi di competenza dell'italian desk. Siamo un ottima squadra e ritengo che potremo ulteriormente crescere.    

Pensa che in Italia questo sarebbe stato possibile?
L'Italia, per molti anni, non ha riconosciuto il valore dei giovani e della meritocrazia e questo lo ha reso un Paese più povero. All'età di 26 anni parlavo quattro lingue, avevo vissuto in due continenti extra europei ed avevo terminato un master in relazioni internazionali. E non volevo essere raccomandato.

Qunidi?
Con queste credenziali la migliore offerta che avevo ricevuto era di 700 euro mensili per vivere a Milano e lavorare per un importante studio legale. Son scappato via e non ci sono più tornato considerandolo troppo distante dai valori europei. Allo stesso tempo, ritengo che tale contesto mi abbia motivato oltre misura e forse anche per questo sono riuscito ad ottenere importanti risultati.  

La prossima mossa?
...

PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCA QUI E SCARICA LA TUA COPIA GRATUITA DI MAG

Categoria: 

Viewing all articles
Browse latest Browse all 4201


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>