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Allen & Overy, la sfida di Sennhauser

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Alle sfide, Stefano Sennhauser (nella foto), è abituato. Il 52enne neo senior partner di Allen & Overy in Italia è stato il primo avvocato extra comunitario a essere ammesso a esercitare in Italia. «Sono svizzero», racconta a MAG, «e quando mi sono trasferito in Italia per cominciare a esercitare la professione a Milano ho avuto bisogno di un pronunciamento ufficiale da parte del Cnf». Un caso, il suo, che è stato utilizzato anche come precedente da parte di altri professionisti. «Dopo di me, se non ricordo male», prosegue, «toccò a un medico eritreo».

In Italia ha cominciato in Pavia e Ansaldo, quando alla guida dello studio c’era Marcello Agnoli. Quindi, nel 1998, è passato in Freshfields, dove ha trascorso dieci anni. Nel 2008, il passaggio in Allen & Overy. Di fatto, l’ultimo lateral hire di un socio equity messo a segno dalla law firm in Italia. Per il resto, tutti gli altri partner attuali dello studio lo sono diventati per effetto di promozioni interne. Cristiano Tommasi, addirittura, è partito da praticante. Unica eccezione, Giovanni Gazzaniga, che però era arrivato nel 2006.


A proposito di sfide, nel 2008 Sennhauser sale a bordo con un compito tutt’altro che semplice. «Bisognava ricostituire il dipartimento di banking», ricorda l’avvocato, «da cui erano usciti professionisti come Andrea Arosio, Dario Logo (oggi in Linklaters, ndr) e Giancarlo Castorino (oggi in McDermott Will & Emery, ndr)». Come se non bastasse, la crisi cominciava a farsi sentire. E a settembre Lehman Brothers chiudeva i battenti. Sono passati nove anni.

Allen & Overy, in Italia, è uno studio molto diverso da allora. Ha un’identità ben definita. Un posizionamento di primo livello nell’area del banking e dell’international capital markets. Un team di corporate m&a estremamente attivo. E soprattutto uno spirito di squadra sul quale Sennhauser ha intenzione di costruire il futuro della practice italiana. Un progetto del quale faranno parte non solo i soci, ma in cui avranno un ruolo centrale anche i counsel. «Siamo molto contenti di dove siamo», dice l’avvocato a MAG, «siamo riusciti a navigare con risultati d’eccellenza negli anni della crisi. E non è stata cosa da poco».

A cosa pensa quando parla di risultati d’eccellenza?
Lo studio è stato coinvolto in operazioni di grande rilievo. Ha saputo riformarsi internamente per creare una squadra che funziona e un ambiente coeso e collaborativo. Abbiamo anche inserito persone dall’esterno che si sono rivelate scelte particolarmente azzeccate.

Tipo?
Per parlare dei casi più recenti posso ricordare l’arrivo di Carlo Merisio nel real estate. O quello di Emilio De Giorgi, nell’antitrust. E adesso dobbiamo andare avanti.

In quale direzione?
Ci sono aree in cui pensiamo di dover crescere sia per linee interne sia per linee esterne. Pensiamo che lo studio possa essere una meta di approdo per altre professionalità che qui possono trovare una piattaforma importante, di respiro internazionale, che consente a un bravo avvocato di intercettare opportunità di crescita che altrove non è facile trovare.

Quali sono le aree in cui volete crescere?
Diverse. All’interno del corporate, per esempio, è prevista...

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