
Sono gli esponenti più autorevoli di quella nicchia di mondo legale definita avvocatura d’affari. In un certo senso, questi professionisti e gli studi di cui sono soci o fondatori rappresentano il motore giuridico che muove l’economia italiana. Le principali law firm attive in questa specifica area del mercato dei servizi legali, nell’ultimo anno, sono riuscite a muovere un giro d’affari di quasi due miliardi di euro (+14,8%) scuotendosi di dosso il torpore della crisi degli anni precedenti. Si tratta di professionisti poliedrici, dotati di indispensabili qualità tecniche ma soprattutto di una spiccata capacità di visione prospettica del futuro e di grandi doti manageriali.
La grande sfida dinanzi a cui molti di loro si trovano consiste nell’individuare nuove strategie per consolidare questa fase di ripresa e sviluppare ulteriormente la propria attività. Ecco allora che uno dei trend fondamentali del 2016 è stato quello della diversificazione geografica che alcuni hanno interpretato puntando sull’internazionalizzazione del loro studio mentre altri hanno realizzato riscoprendo il territorio, l’Italia della provincia e delle piccole e medie imprese.
Il punto è che l’Italia e le grandi piazze di Milano e (soprattutto) Roma rappresentano un mercato che fatica a offrire ulteriori margini di crescita. Gli spazi sono stretti e affollati da una concorrenza che si fa sempre più pressante e vede costantemente l’ingresso di nuovi player, mentre le tariffe subiscono una pesante contrazione. In questo scenario, è vietato improvvisare. La gestione della crescita degli studi legali e tributari è ormai definita come un processo articolato che va governato seguendo criteri di efficacia ed efficienza senza i quali si rischia di far naufragare anche il più brillante dei progetti professionali.
Ecco perché i nuovi leader del settore non sono più soltanto i grandi solisti del diritto, ma somigliano a generali che guidano i eserciti in grisaglia. Condottieri che non sempre hanno i capelli bianchi. Se si considerano, infatti, i 50 professionisti individuati da Legalcommunity non si può non notare che la loro età media sia di 50 anni. Il dato è importante perché testimonia che è in atto un passaggio generazionale che pare destinato a cambiare radicalmente il volto e la fisionomia di questo settore.
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